giovedì 13 aprile 2017

La Pavoni ruggente

Stamattina ero un pò giù di morale.
Troppi giorni rinchiuso in casa a causa di una fastidiosa influenza.

Mi sono quindi detto: "ci vorrebbe un buon caffè".
Ho preso la mia nuova caffettiera ed ho iniziato a preparare tutto il necessario.
Poi ho pensato che forse qualcuno non aveva mai visto in azione una 
La Pavoni anni '30.
Queste simpatiche "macchinette espresso" replicavano le ben più grandi macchine espresso dell'epoca.
Per cominciare inserite all'interno della caldaia la quantità necessaria di acqua.
Per due tazzine di caffè ce ne vuole almeno il doppio.
 Inserite il filtro e riempitelo con il vostro più buon caffè, macinato sul momento per esaltarne al massimo l'aroma.
Fate attenzione a non sporcare di caffè il bordino esterno...
 ..perchè il filtro superiore dovrà adagiarsi sopra.
Notate che rimane un ulteriore scalino..
 ..che andrà colmato con questa sorta di fontana in miniatura.
La Pavoni si differenziava in questo caso dalle altre "macchine espresso da casa" in quanto il caffè fuoriusciva molto lentamente e non in pressione grazie a questo accorgimento.
 Qui sotto ammiriamo l'autore riflesso sulla cupola.
 La cupola integra i due tubi in uscita, per il classicissimo "ce lo beviamo un caffè io e te?".
 Innestate gli spinotti (attenzione al corretto voltaggio) e attendete circa 4 minuti.
 Nel frattempo potrete deliziarvi gli occhi con la targhetta davvero elegantissima.
 Quando inizierà ad uscire il caffè avrete queste caratteristiche bolle che andranno via via scomparendo con l'aumentare del flusso.
 Alla fine avrete le vostre tazzine pronte da servire.

Un ottimo caffè espresso anni '30.
Amarissimo.
(grazie Giorgio!)

mercoledì 12 aprile 2017

Toscana Express : che combinazione!


Le sincronicità sono sempre sorprendenti!
Poco tempo fa ricevetti in regalo una caffettiera mai vista prima
ed ecco apparirne un'altra..
Ovviamente nuova, mai usata.
Ovviamente più piccolina dell'altra così mi ritrovo costretto (con gran fatica) a tenerle entrambe.
La parte più interessante è il collarino estremamente largo e sproporzionato.
Splendidi i filtri semi artigianali.
Certamente creati con una pressa apposita fatta in casa.

Ecco le due sorelle affiancate.
Non saprei decidere quale mi piace di più.
Fortuna?
Semplice fortuna?
Casualità?
Lo scoprirò a breve.

martedì 11 aprile 2017

F.A.R.E. o Thermax?


Ecco a voi due splendide caffettiere  che tutti gli appassionati ben conoscono: le F.A.R.E. (Fabbrica Apparecchi a Riscaldamento Elettrico) di Milano, Brevetti Amleto Selvatico.
Il sig. Amleto creò attorno al 1910 una delle primissime basi elettriche per caffettiere: il cavo, con i due classici spinotti in bachelite (o in alcuni rari casi in legno) che si innestavano sulla base, aveva all'estremità opposta un'attacco a vite in modo da poter prelevare la corrente elettrica svitando una lampadina e sostituendola con lo stesso. 
All'epoca non esistevano ancora le prese di corrente!
Occupandosi di apparecchi elettrici si rivolse alle due ditte produttrici di caffettiere che a Milano, all'epoca, andavano per la maggiore: la Oikos (nella prima immagine a sinistra) e la Giussani 
(a destra).
Di norma le caffettiere così assemblate non erano quindi marchiate dai costruttori originali, mentre la base riportava il marchio F.A.R.E. applicato su placchetta in ottone con scritte in rilievo.

Però...
Da parecchi mesi c'è una caffettiera in vendita in Argentina che mi ossessiona.
Mi turba.
 
Prima domanda: come sarà finita in Argentina una macchina simile?
Quale emigrante pieno di speranza se la sarà portata dietro?
Oppure era la caffettiera di una persona facoltosa? 
Oppure era stata venduta direttamente a Buenos Aires ?

Qui sotto possiamo osservare la base separata dalla caffettiera.
Fà capolino il caratteristico piedino sinuoso.
E' la classica Oikos. Molto bello il manico rivestito in rattan che impediva alla massaia di ustionarsi le delicate manine.
Tutto molto logico.
Tutto molto lineare...
Ma?

Ieri mentre passeggiavo a Pistoia ho notato una bellissima Fiat 500.
Era strana. Era diversa.
Infatti era unaSteyr Puch 500.
Non avevo mai immaginato che esistesse un clone austriaco della Fiat 500!
Allo stesso modo sono rimasto incredulo quando ho visto la foto qui sotto:
cosa ci fa la targhetta della 
Landers, Frary and Clark su una F.A.R.E. ?
Siamo di fronte ad un furto di identità?

Gli apparecchi Thermax spaziavano dal tostapane alla piastra per dorati waffle, ma la Landers produceva tutt'altre macchine da caffè in quegli anni. Percolatori a ricircolo.
Il mistero si infittisce...
Le targhette Thermax che si trovano facendo una ricerca in rete sono rettangolari, questa sembrerebbe davvero congrua.

Osservando con attenzione però possiamo notare delle differenze tra la "Thermax" e la "F.A.R.E.".
La foto della F.A.R.E. originale ci viene in aiuto..
(ringrazio Giorgio!)
Nella Landers mancano le zigrinature, 
nella F.A.R.E. manca il manico.
Due macchine simili.
Eppure diverse.

Un unico mistero!









domenica 9 aprile 2017

La Lupa di David

Ringrazio, assieme a tutti i collezionisti e appassionati, il sig. David Arduini di Pisa che ci ha messo a disposizione queste splendide immagioni della sua Lupa nuova di zecca.
La macchina come potete vedere è in condizioni superbe.
Grande! 6 tazze!
L'alluminio "Krunal" è effettivamente più lucido rispetto alle leghe  che si usavano all'epoca.
(per riferimenti cliccate qui)
1800 lire erano sicuramente un prezzo interessante se pensiamo che negli stessi anni (1959 circa) la moka Bialetti da 6 tazze costava 1700 lire.
La sua caratteristica innovativa e migliorativa ne decretò purtroppo il suo insuccesso.

Lo sviluppo cilindrico rendeva necessario un aumento di altezza della caldaia ed aumentava la quantità di aria rimasta intrappolata tra il filtro e l'acqua.
In pratica serviva minor calore per far salire il caffè e questo si traduceva in un caffè meno sovraestratto rispetto alla moka.
Se osservate bene nella pubblicità vengono addirittura indicati 92°C.
Quindi la Lupa avrebbe dovuto sostituire la moka Bialetti..Il suo caffè era più buono! Il suo caffè era qualitativamente migliore! 
E invece non successe.

In realtà all'italiano medio piaceva e purtroppo piace ancora il gusto del caffè sovraestratto.
Quello è "il gusto amaro" al quale le persone si sono abituate.

Per approfondire questo discorso vi consiglio la lettura della mia (personalissima) analisi che tanto scalpore suscitò lo scorso anno: 

Io non posso far altro che ammirare questa splendida scultura in alluminio, ed augurare a tutti i collezionisti di trovarne una in simili condizioni.
Grazie ancora David!
Aggiornamento:
" Mio padre mi ha sempre raccontato di essere andato con mio nonno in una Karlsruhe ancora devastata dalla guerra (era un bambino all'epoca) per acquistare una gigantesca pressa punzonatrice alla Herland, un macchinario usato per la produzione di proiettili d'artiglieria pesante durante la guerra. Lo fece arrivare via ferrovia e lo riadattó per la produzione delle caffettiere."
Michele Francia 

sabato 1 aprile 2017

Elettrexpress Fiorensoli - A.M.E.R. (parte 4)

Pubblico anche se in ritardo le foto dell'incontro dell'altr'anno con il sig. Fiorensoli.
Una grande emozione poter conoscere il figlio del sig. Abdon.
Abbiamo condiviso storia e passione...
...anche assieme alla moglie.
Spesso le coincidenze accadono, ma bisogna volerlo fortemente!

La caffettiera più rara ?

rarità s. f. [dal lat. rarĭtas -atis, der. di rarus «raro»]. Oggetto (soprattutto d’arte o da collezione) raro, difficile a trovarsi in quan...